Vieste: Iannoli arrestato per l’omicidio di Fabbiano
E’ stato arrestato, nell’anniversario della strage di San Marco in Lamis, avvenuto il 9 agosto 2017, Giovanni Iannoli, ritenuto l’autore dell’omicidio di Antonio Fabbiano e del tentato omicidio di Michele Notarangelo, compiuti 25 aprile 2018 a Vieste.
E’ stato tratto in arresto, nell’anniversario della strage di San Marco in Lamis, nella quale morirono oltre al boss della mafia garganica, il manfredoniano Mario Luciano Romito, suo cognato Matteo De Palma e due agricoltori, Giovanni Iannoli, classe 1986, ritenuto l’autore dell’uccisione di Antonio Fabbiano e del tentato omicidio di Michele Notarangelo, classe 1996, verificatisi il 25 aprile 2018 a Vieste.
Il giorno del delitto, Fabbiano era in compagnia di Notarangelo, vicino via Tripoli, a Vieste, quando due uomini, muniti di kalashnikov e pistola, si avvicinano e sparano. Fabbiano muore sul colpo mentre Notarangelo riesce a salvarsi, miracolosamente.
Le indagini dirette meticolosamente dai carabinieri e dalla polizia, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Bari e con il supporto di un magistrato della Procura di Foggia, impegnato nella Dda, hanno permesso di individuare il colpevole dell’atroce omicidio.
Il territorio garganico, Vieste compresa, ha assistito negli ultimi anni a una serie di delitti efferati e crimini atroci.
I primi tumulti, sono iniziati con la morte di Angelo Notarangelo, alias ‘Cintaridd’, freddato nel gennaio 2015.
L’indagine antimafia ‘Scacco al Re’, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Giovanni Iannoli, attualmente detenuto nel carcere di Siracusa.
L’indagine antimafia ‘Scacco al Re’, ha portato anche all’arresto del cugino di Giovanni Iannoli, Claudio Iannoli.
La morte di Angelo Notarangelo, ha rappresentato uno spartiacque per la mafia garganica.
Da quel momento, il potere criminale è passato nelle mani di Marco Raduano, attualmente detenuto nel carcere di Badu e Carros di Nuoro.
L’assassinio di Giampero Vescera, ha poi aggravato ulteriormente la situazione. La guerra, da quel momento, si è combattuta tra due clan, entrambi ferocissimi e spietati.
Da una parte c’è la fazione rappresentata dai ‘Raduano-Della Malva’, dall’altra quella dei ‘Perna-Iannoli’.
Le principali attività, che hanno permeato l’intero territorio garganico, sono rappresentate dalle estorsioni commesse ai danni degli imprenditori locali e dal traffico di stupefacenti.
L’operazione chiamata formalmente ‘Bohemian Rapsody’, ha riportato retroscena particolari. Come si evince dalle intercettazioni, Giovanni Iannoli, è arrivato a confidarsi con la mamma del delitto compiuto.
Dalle analisi specialistiche eseguite dalla Sezione Balistica del R.I.S. di Roma su 14 bossoli di AK 47, è venuta a galla la compatibilità dei bossoli con il fucile mitragliatore, utilizzato da Giovanni Iannoli per uccidere Raduano, il 21 marzo del 2018.
Iannoni, per quel tentativo criminoso, è stato condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi di reclusione, insieme al cugino Claudio Iannoni.
I due cugini, successivamente, nell’ambito dell’inchiesta ‘Agosto di Fuoco’, sono stati condannati a scontare 20 anni a testa di reclusione.
Grazie alle testimonianze e alle informazioni dei primi collaboratori, come Giovanni Surano, soprannominato ‘lupin’ e Danilo Pietro Della Malva, chiamato ‘u meticc’, la mafia garganica, ha iniziato a scricchiolare.
A partire da quella fatidica data, quella del 9 agosto 2017, lo Stato, ha deciso di potenziare la propria attività.
Sono stati implementati i presidi delle forze di polizia mentre la Direzione distrettuale antimafia di Bari insieme ai giudici della Procura di Foggia, ha assestato colpi vincenti, facendo vacillare i poteri criminali.
E’ stato confermato il concorso nei reati contestati a Giovanni Iannoli, anche di Gianmarco Pecorelli, assassinato il 19 giugno del 2018.