Nel marasma dei vaccini: quale scegliere
Moderna, Pfizer-BioNtech, Vaxzevria (ex Astrazeneca), Janssen (Johnson&Johnson), questi i nomi dei designati. Il mondo è stato capace di produrre una moltitudine di vaccini, in tempi brevissimi, pur di far fronte al problema globale chiamato Covid19.
La pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, necessitava, infatti di un nemico forte, stabile, capace di combatterla.
I fondi stanziati sono stati enormi, così come l’impegno di chi ha contribuito alla nascita di questi strumenti, che definire essenziali, sarebbe riduttivo.
Sono tre i vaccini disponibili al momento in Italia per prevenire la malattia causata dal virus SARS-CoV-2: il vaccino Covid-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty), famoso come Pfizer-BioNtech, il vaccino Covid-19 Moderna mRNA-1273 e il vaccino Vaxzevria (ex Astrazeneca).
Tutti e tre sono stati approvati rispettivamente sia dall’EMA (European Medicines Agency – Agenzia Europea per i Medicinali) che dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) dopo numerose verifiche.
I tre vaccini sono considerati sicuri, affidabili e in grado di offrire un contributo fondamentale per debellare il virus.
Ma quali differenze intercorrono tra i vari tipi di vaccini? Dovremmo preferire l’uno piuttosto che l’altro?
I vaccini Moderna e Pfizer-BioNtech contengono molecole di RNA messaggero, comprendenti le indicazioni per costruire le proteine Spike del virus. Nel vaccino, le molecole di mRNA sono inserite in una sorta di bollicina, che protegge l’mRNA per evitare che si deteriori. Non può dunque essere attaccato dal nostro sistema immunitario, poiché non è riconosciuto come agente estraneo.
Dopo l’inoculazione, l’mRNA viene assimilato dal citoplasma e da inizio alla sintesi delle proteine Spike.
Il vaccino Vaxzevria, diversamente dai precedenti, è a vettore virale, e si giova dell’adenovirus degli scimpanzè (ChAdOx1).
All’interno dell’adenovirus viene immesso il materiale genetico della proteina Spike e, con l’aiuto del vettore (adenovirus), viene inserito nelle cellule umane il materiale genetico della proteina Spike.
A questo punto, il sistema immunitario si attiva contro la proteina Spike, producendo gli anticorpi.
Il primo metodo, sicuramente può contare su una tecnologia altamente sofisticata e versatile, il secondo si basa su una tecnologia più datata ma altrettanto efficace.
E sulle varianti? Hanno gli stessi effetti?
Uno studio israeliano afferma che la variante sudafricana (B.1.351) potrebbe sfondare la copertura del vaccino Pfizer anche se il vaccino, soprattutto dopo la seconda dose, resta molto efficace.
Lo studio afferma infatti come ci possa essere una piccola finestra di vulnerabilità a causa della variante sudafricana nelle due settimane successive alla seconda dose. Studi precedenti, invece, hanno indicato come meno potente il vaccino Pfizer nei confronti della variante sudafricana.
Vaxzevria invece, stando agli ultimi risultati, ha mostrato una ridotta attività di neutralizzazione rispetto alla variante inglese ma ha comportato una riduzione della carica virale che può tradursi in una minore trasmissibilità.
Lo stesso si è dimostrata poco efficace, nei confronti del ceppo sudafricano, stando agli sviluppi recenti.
Per quanto riguarda invece il vaccino Janssen del gruppo Johnson & Johnson, la situazione sembra totalmente differente. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicin conferma la sua efficacia nei confronti delle varianti più temute, quella brasiliana e quella sudafricana. Nello specifico, il vaccino abbatte i sintomi derivanti dall’infezione, riducendo sensibilmente il numero di ricoveri.
Per ultimo, il vaccino Moderna che, come detto in precedenza sfrutta la tecnologia dell’mRNA, ha dimostrato un’efficacia significativa nei confronti della variante sudafricana, particolarmente pericolosa per la sua contagiosità.
Sebbene la situazione resti allarmante, questi studi, sembrano, parzialmente rassicurare il popolo sulla questione varianti che sta tenendo banco da mesi ormai.
Gli esperti intanto affermano che tutti i vaccini sono efficaci nel ridurre la gravità dell’infezione, pertanto la scelta non può e non deve ricadere su opinioni soggettive.