Lopalco: Puglia favorevole al crossing vaccinale
L’assessore alla Sanità ha espresso parere positivo sulla decisione del Governo di cambiare vaccino per gli under60 che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca. “Con lo stesso metodo abbiamo sconfitto la poliomielite”.
L’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato la vaccinazione mista per gli under60 che hanno ricevuto la prima dose con Astrazeneca. Le Regioni però continuano ad adottare delle strategie personalizzate e non unitarie.
Tra chi si allinea alle indicazioni come l’Emilia Romagna, chi non è d’accordo sulla scelta di optare per una vaccinazione mista e chi lascia la possibilità ai cittadini di fare o meno la seconda dose, la situazione resta disordinata.
Sciolto il nodo Astrazeneca, adesso la corsa contro il tempo riguarda le forniture dei vaccini a mRna, per ora non sufficienti.
Roberto Speranza, Ministro della Salute è sicure che il crossing vaccinale, quello per cui il vaccino della prima dose non è necessariamente lo stesso della seconda somministrazione, resta una soluzione sicura e affidabile.
Lo stesso metodo viene utilizzato da mesi in Germania, in Francia e in Spagna. Esistono delle evidenze scientifiche che supportano questa tesi. A coloro i quali è stato somministrato Astrazeneca come prima dose, potrà essere inoculata la seconda dose con Pfizer o Moderna, senza alcun problema.
Intanto durante il workshop ‘Pandemia Covid 19 in Puglia’ ha espresso la sua posizione, che si allinea a quella di Speranza, anche l’ assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco che ha asserito: “C’è qualcuno che ha ancora dei dubbi, che teme effetti strani o magari una scarsa protezione.
Abbiamo già un paio di studi che dimostrano che una seconda dose fatta con il vaccino Pfizer dopo una prima dose AstraZeneca produce un livello di risposta immunitaria molto buona. Non sono ancora studi numerosi, non ci sono ancora evidenze molto robuste però ci sono.
Non è la prima volta che utilizziamo per una campagna vaccinale dei vaccini diversi. Non dimentichiamoci che noi abbiamo sconfitto la poliomielite utilizzando una schedula di questo genere. Quindi niente paura, se il ministero della Salute e il Cts hanno dato questa indicazione seguiamola tranquillamente”.
L’estate deve diventare il trampolino di lancio per una campagna di vaccinazione efficace e massiva. Se vogliamo scongiurare il rischio ricadute, in termini di contagi e morti, al momento l’unica soluzione resta la vaccinazione.
Si è visto inoltre che la somministrazione di due dosi, indipendentemente dal vaccino inoculato, protegge in buona misura contro tutte le varianti note. Bisognerà capire quanto siano efficaci anche contro la variante Delta, quella che sta spaventando il Regno Unito e tutta l’Europa.
Un articolo uscito ieri sul Lancet, autorevole rivista scientifica inglese, afferma che tutti i vaccini finora approvati, sia quelli ad mRNA che quelli a vettore virali, garantiscono una protezione importante contro la variante indiana o per meglio dire Delta.
Nello specifico il vaccino Pfizer-Biontech offre una protezione contro la variante indiana del 79% contro il 60% di Astrazeneca nei confronti della medesima variante.
Pfizer contro la variante inglese offre una protezione del 92%, Astrazeneca del 73%.
Un’analisi condotta dall’Università di Edimburgo afferma che il rischio di finire in ospedale per la variante indiana (Delta) è il doppio di quella inglese (Alfa).
Completare il ciclo vaccinale in questi casi rimane dunque una priorità per evitare rischi e pericoli. studi alla mano, si pensa che la variante indiana sia il 60% più trasmissibile di quella inglese.
Inoltre come afferma uno degli scienziati che ha condotto la ricerca sulla variante indiana, i vaccini riducono di molto l’ospedalizzazione, ma solo dopo 28 giorni dalla somministrazione la protezione raggiunge il picco massimo. Dagli Stati Uniti arrivano notizie confortanti.
L’azienda Pfizer dichiara che al momento non occorre mettere a punto un nuovo vaccino per combattere la variante indiana, anche se l’amministratore delegato dell’azienda Albert Bourla, ha affermato che qualora dovessero manifestarsi nuove varianti, l’azienda potrebbe intervenire, producendo nuovi vaccini in 100 giorni.
Secondo Bourla, ci sarà bisogno di una terza dose, a distanza di 8-12 mesi dalla prima, per coprire eventuali mutazioni.