Divorzi al costo di 2 pizze
Da oggi, per divorziare in Comune, bastano 16 euro, ma non tutti gli uffici pubblici sono pronti!
Con le nuove norme, introdotte dall’art. 12 del d.l. n. 132/2014 (convertito in l. n. 162/2014), da oggi sono sufficienti soltanto 16 euro per una coppia per dirsi addio in Comune davanti al Sindaco. Quanto un paio di biglietti per il cinema e poco meno di una serata per due in pizzeria!
Una soluzione rapida, indolore ed economica, concessa dalla mini riforma della giustizia ai coniugi senza figli e implicazioni patrimoniali (assegni, casa familiare, ecc.) che decidono consensualmente di separarsi, divorziare o modificare le condizioni di separazione e divorzio precedentemente fissate.
E’ sufficiente, infatti, presentarsi presso gli uffici comunali, compilare e firmare una dichiarazione davanti al sindaco, affermando di voler troncare l’unione coniugale alle condizioni elencate (eventualmente con l’aiuto facoltativo di un avvocato), pagare i diritti di segreteria (i 16 euro, appunto) e tornare a distanza di almeno 30 giorni (secondo il tempo concesso dal sindaco) per confermare la scelta .
Ma nonostante l’estrema semplicità della procedura, non tutti gli uffici comunali sono pronti a gestire i nuovi carichi di lavoro e le incertezze sono ancora tante.
Se, infatti, dall’11 dicembre scorso (data dell’entrata in vigore delle disposizioni), da Nord a Sud la maggior parte dei Comuni italiani si è attrezzata per far fronte agli impegni previsti, con sportelli ad hoc, avvisi online e modelli da scaricare, e qualcuno ha già ‘celebrato’ le prime cerimonie d’addio lampo, alcune amministrazioni si trovano ancora in difficoltà e hanno chiesto delucidazioni per poter consentire alla collettività di utilizzare il servizio.
Oltre, infatti, a dover ridefinire i carichi di lavoro e distribuire le competenze tra gli impiegati , per taluni comuni non è chiaro se a sciogliere le unioni dovrà essere soltanto il Sindaco o anche un suo delegato.
Nei comuni medio-grandi, infatti, affidare tale funzione soltanto al primo cittadino, sostengono le amministrazioni locali, sarebbe impensabile, e, per questo motivo hanno deciso di confrontarsi con il Consiglio dell’Ordine e sottoposto pareri per sapere se il compito previsto dalla legge può essere demandato anche a un consigliere o a un assessore, analogamente a come funziona per i matrimoni.
Nel frattempo, aspettando di sciogliere i vari dubbi, le coppie che hanno richiesto di poter usufruire del servizio, sono state messe in lista d’attesa, vanificando così la finalità della legge di accorciare i tempi per ottenere la separazione o il divorzio!
avv. Eugenio Gargiulo