Arresti a Foggia: cosa c’è dietro? Ecco cosa scrive il gip
Landella il volto sfacciato in prima linea che chiede tangenti. Daniela Di Donna la cartiera che distribuiva i beni, definita “la diavola” dal pentito Iaccarino che agli inquirenti ha parlato delle sue diatribe personali con la coppia. Ecco cosa si legge nelle carte del gip che incriminano sindaco, consorte e consiglieri di tentata concussione e corruzione.
Sono giorni bui, tristi per la città di Foggia, l’episodio di Iaccarino a Capodanno (sparò con una pistola, forse a salve, fuori dal suo balcone) rappresentò solo l’inizio di un’escalation di misfatti e illegalità.
L’ultimo a essere colpito è proprio Franco Landella, sindaco dimissionario che avrebbe potuto ritirare la destituzione fino al 24 maggio e invece si trova a rispondere alle accuse di corruzione e tentata concussione.
Nelle carte del gip Antonio Sicuranza si legge: “Anzitutto deve evidenziarsi il contrasto delle spontanee dichiarazioni rese dall’indagato ai pm e la netta impressione di proclività a delinquere da colletto bianco del Landella (non a caso capace di venire a conoscenza di dati investigativi che dovevano rimanere ancora coperti dal segreto istruttorio)”.
Parole che pesano come un macigno sulla testa del sindaco, capace come afferma nelle carte Antonio Sicuranza di conoscere anticipatamente informazioni investigative ancora non divulgate.
Stando agli investigatori sussisterebbero “elementi investigativi significativi della rilevanza penale della sua condotta, contraddetti con versioni di comodo tendenti solamente a sminuire la credibilità dello Iaccarino il quale, peraltro, nel suo interrogatorio del 4 maggio 2021 non ha affatto cercato di nascondere il clima di grave conflittualità che lo contrapponeva, anche dal punto di vista personale, al Landella ed alla Di Donna, avendo definito addirittura quest’ultima diavola”.
Il gip inoltre afferma “le dichiarazioni accusatorie dello Iaccarino costituiscono solamente la fase terminale (e, se si vuole, del tutto ininfluente) per la esatta ricostruzione della tentata concussione”.
Landella, ritenuto colpevole anche del reato di concussione, in virtù della sua carica istituzionale si sarebbe presentato vicino l’abitazione di un conosciuto imprenditore foggiano, quest’ultimo interessato all’ottenimento di un appalto nell’ambito del project financing del valore di 53 milioni di euro riguardante la pubblica illuminazione, chiedendo con impeto che lo stesso imprenditore gli consegnasse quanto prima la somma di 500 mila euro, poi ridotta a 300 mila euro.
Nelle carte del gip si legge infatti che il primo cittadino fu “capace di chiedere solo per se stesso la dazione della somma di denaro di ben 300mila euro e capace di mandare a monte (‘a puttane’), per non aver ottenuto l’agognato obolo, i lavori per la modernizzazione della rete d’illuminazione di una città come Foggia.
Spregiudicatezza peraltro palesatasi anche con la sua attività di collettore delle somme versate dal Tonti (si parla di almeno 32mila euro, sì da distribuirle poi ai consiglieri amici grazie alla moglie Di Donna, la cartiera che ha fatto la distribuzione dei beni, a ridosso del Natale 2020)”.
Sindaco che, da quanto emerge dalle indagini, si è reso colpevole anche del reato di corruzione. Oggetto dell’accusa una tangente ricevuta dall’imprenditore Paolo Tonti (anche lui ai domiciliari) del valore di 32 mila euro per il rinnovo di una proroga di concessione urbanistica.
Parte del totale prima consegnata alla moglie del sindaco Iolanda Daniela Di Donna, poi finita nelle mani dei consiglieri accusati, come risulta dalle carte.