Un’emozione profonda: Cerignola ricorda Hyso Telharaj
Il salone “Giovanni Paolo II” dell’Episcopio di Cerignola, ha ospitato ieri alla 18 il toccante incontro intitolato “Una promessa per Hyso“. L’evento, curato dalla Caritas diocesana nell’ambito del calendario delle celebrazioni per la Festa Patronale della Madonna di Ripalta, ha commemorato i 25 anni dalla tragica morte di Hyso Telharaj, giovane bracciante albanese vittima del caporalato, e ha richiamato l’attenzione sul tema dello sfruttamento lavorativo che ancora oggi affligge le nostre campagne.
Ad aprire l’incontro è stato il sindaco Francesco Bonito, il quale ha offerto una riflessione profonda sul dovere di Cerignola di fare memoria. “Essere la città di Giuseppe Di Vittorio ci onora, ma ci impone anche la responsabilità di gridare che il caporalato è una ferita aperta nel cuore del nostro territorio, una violazione della nostra Costituzione e della dignità umana”. Le sue parole hanno toccato il pubblico, richiamando la figura di uno dei simboli della lotta sindacale e dei diritti dei lavoratori.
Annamaria Padalino, intervenuta in sostituzione della referente di Libera, ha parlato di come la memoria non sia solo un ricordo, ma un vero e proprio impegno: “Memoria è sempre andare oltre”, ha detto, “trasformando il ricordo in azione concreta per cambiare le cose”. Un messaggio potente, che è risuonato forte nella sala, dove il silenzio ha lasciato spazio a una riflessione collettiva.
Il momento più emozionante della serata è stato l’intermezzo performativo, curato da Mariantonietta Mennuni e Maria Sica, che ha fatto rivivere al pubblico la dura realtà che ancora oggi, a distanza di cento anni, colpisce i lavoratori della terra. “Come nella Puglia di cento anni fa, la morte di un bracciante sembra ancora un evento naturale, simile alla grandine”, ha recitato una delle interpreti, toccando il cuore di chi ascoltava.
La testimonianza di Ajada, amica della famiglia di Hyso, ha aggiunto un ulteriore tocco di autenticità e dolore alla serata. Le parole del fratello maggiore di Hyso, Ajet, riportate da Daniela, hanno raccontato la sofferenza senza fine di una famiglia distrutta: “Il cuore ferito per un fratello non guarisce mai”, dice un antico proverbio albanese, che ha riecheggiato con forza tra i presenti, ricordando a tutti il sacrificio del giovane bracciante.
Interventi di grande rilievo sono stati poi quelli del procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, che ha parlato delle nuove normative che agevolano le denunce e delle speranze di un futuro migliore per i lavoratori agricoli. Ha sottolineato come “lo sfruttamento lavorativo sia una violazione sistematica della dignità umana”, proponendo una visione di cambiamento che passi anche attraverso la creazione di “villaggi del lavoratore” per garantire condizioni dignitose a chi lavora nelle nostre terre.
Toccante anche l’intervento di Toni Mira, caporedattore di Avvenire, che ha esortato i giornalisti a seguire il consiglio di Papa Francesco di “consumare le suole delle scarpe” per raccontare storie come quella di Hyso, con il cuore e l’umanità che meritano. Mira ha ricordato l’importanza di progetti come quello della cooperativa Terre di Puglia – Libera Terra, che ha dedicato a Hyso un vino, simbolo di riscatto e di speranza.
Infine, a chiudere l’incontro è stato Don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas, che ha annunciato una raccolta fondiin memoria di Hyso, rivolgendo un appello accorato: “Non dobbiamo aspettare la prossima vittima per agire. Alcune lotte si vincono solo insieme”. Con un gesto simbolico, ha donato ai presenti il “pacco dei banditi“, richiamando l’impegno collettivo che ognuno può offrire in questa battaglia.
L’evento si è concluso in un clima di profonda commozione e consapevolezza, lasciando in ogni partecipante un rinnovato senso di responsabilità e la certezza che il ricordo di Hyso continuerà a vivere, trasformandosi in azioni concrete per il futuro.