• 23 Novembre 2024 13:13

Toxic masculinity: nuove generazioni vs stereotipi

Toxic masculinity: nuove generazioni vs stereotipi

Avete presente Action man? Il giocattolo muscoloso, con tanto di cicatrice in volto? Beh, stiamo parlando di lui, e dello stereotipo di mascolinità che oggi, viene riconosciuto con il termine di toxic masculinity.

Il termine mascolinità si riferisce ad un insieme di pratiche e comportamenti associati all’essere uomo, positivi e negativi che siano.

La mascolinità tossica invece, si riferisce ai comportamenti considerati distruttivi e dannosi, per la persona e per chi gli sta intorno. Parliamo di umiliazione e controllo degli altri in particolare delle donne, alti livelli di competitività ma soprattutto distacco dai sentimenti.

In realtà, i primi movimenti di denuncia sono iniziati già attorno agli anni ’70, con: Bowie, Elton Jhon e anche col nostro Renato Zero che salivano sui loro palcoscenici vestiti con paillettes, boa di piume, occhi truccati, mostrando i loro alter ego più stravaganti.

Questi movimenti sono arrivati fino ai giorni nostri: Achille Lauro, Harry Styles, sono solo pochi dei tantissimi nomi di uomini che non si riconoscono in questi comportamenti e lo fanno sapere, manifestandolo nel modo di vestirsi non avendo paura di essere additati come: effeminati o addirittura omosessuali.

Nessuno di questi comportamenti è ereditario geneticamente, e non esistono tratti biologici che autorizzano gli uomini a comportarsi così.

La toxic masculinity non è qualcosa che l’uomo è ma qualcosa che l’uomo fa. Questo non comporta il fatto che da domani tutti gli uomini debbano uscire di casa con la gonna o in abbigliamento femminile ma c’è un necessario bisogno di smussare gli angoli e mostrare la parte soft che ogni essere umano ha, e pertanto potremmo iniziare a farlo lasciando il nostro action man nel cassetto.

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Di RaNews