• 26 Dicembre 2024 20:47

Manfredonia: 24 anni per l’assassino di Vincenzo Paglione

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Lug 6, 2021

Manfredonia: 24 anni per l’assassino di Vincenzo Paglione

La Corte D’Assise di Foggia ha condannato in primo grado, Biagio Cipparano, l’assassino di Vincenzo Paglione, consulente del lavoro. Cipparano, si è visto attribuire 24 anni di carcere più 3 di libertà vigilata.

Si è concluso il processo di primo grado contro Biagio Cipparano, il killer del consulente del lavoro, Vincenzo Paglione, ucciso nel suo studio il 5 febbraio del 2020.

Nei confronti di Cipparano è stata riconosciuta la premeditazione. Allo stesso sono state date delle attenuanti.

L’uccisore, asserì di aver ucciso la vittima poiché quest’ultima si stava frequentando con la sua ex moglie, dalla quale peraltro si stava separando.

Durante l’ultima udienza, proprio l’ex moglie di Cipparano, ricostruì la vicenda con estrema cura. La stessa, dichiarò che l’accusato aveva minacciato sia lei che Paglione, già 7/10 giorni prima della morte del consulente. Raccontò tra l’altro un episodio abbastanza clamoroso.

Disse che Paglione avrebbe voluto denunciare Cipparano qualche giorno prima dell’assassinio ma un amico poliziotto del commissariato di Manfredonia, gli avrebbe detto che non era necessario, poiché le cose si sarebbero messe a posto da sole.

Le rassicurazioni del poliziotto non misero al riparo Paglione. L’uccisore, continua ad affermare che non ha minacciato nessuno, anzi è stato lui a tentare il suicidio prima dell’assassinio.

Secondo i magistrati, l’omicidio è configurato come premeditato. Non si tratterebbe dunque di un gesto di foga, di ira ma di un’azione calcolata.

Non si è potuto ricorrere nemmeno al giudizio abbreviato, in quanto è vietato per i reati per i quali è previsto l’ergastolo.

Il legale di Cipparano, Michele Sodrio, si ritiene soddisfatto per la sentenza, in quanto il suo assistito sarebbe potuto incorrere nell’ergastolo.

Per l’avvocato, la premeditazione è inesistente mentre la pena è assolutamente esagerata. L’unica cosa da fare è il ricorso.

Conclude l’avvocato: “Sulle statuizioni civili credo che siano inevitabili per un omicidio, anche se il mio cliente non potrà mai adempiere al pagamento di quelle cifre, essendo al momento nullatenente”.

Fabiano Daniele
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