Daniela Di Donna: per pm “abile nel nascondere denaro”
La moglie del sindaco Franco Landella interdetta per 10 mesi dai pubblici uffici, secondo i magistrati ha dimostrato abilità nell’occultamento del denaro contante che aveva in casa al momento della perquisizione. Fu lei a interfacciarsi con gli imprenditori per quanto riguarda il discorso tangenti.
Daniela Di Donna, interdetta per 10 mesi dai pubblici uffici, secondo i magistrati fu “l’autrice del linguaggio criptico adottato per veicolare ad alcuni imprenditori la necessità di erogare tangenti”.
Capace secondo i magistrati di occultare il denaro durante la perquisizione avvenuta il 1° maggio proprio a casa Landella.
Come riportano i magistrati infatti: “ha dimostrato elevata prontezza, allorquando, all’atto della perquisizione si è da subito prodigata a nascondere del denaro contante che aveva in casa, disvelando un’attitudine all’occultamento di elementi potenzialmente rilevanti che costituisce un serio indice del rischio prospettato”.
I sostituti procuratori Roberta Bray ed Enrico Infante affermano che si tratta dell’organizzatrice, della persona di maggior fiducia, quella a cui è stato affidato il compito più importante, lo smistamento del denaro.
Come affermano i magistrati solo spezzando il legame tra la Di Donna e Landella, sarà possibile escludere l’inquinamento probatorio. Per questo motivo i giudici chiedevano il carcere per la donna.
Nemmeno la custodia cautelare servirebbe in casi come questi, poiché stare in casa significherebbe poter agire indisturbati con la collaborazione di familiari, conviventi ostacolando le indagini.
L’AG infatti “persisterà finché non saranno totalmente inibiti i rapporti, anche in via mediata, tra la Di Donna e gli altri indagati, nonché tra loro ed eventuali soggetti terzi di cui avvalersi”
Asserendo che “soltanto con una condizione di totale isolamento, impermeabilità e allontanamento dall’usuale rete di relazioni potrà ritenersi scongiurato il pericolo di inquinamento probatorio. Gli arresti domiciliari permetterebbero comunque all’indagata di agire, per il tramite dei suoi familiari o conviventi”.
Secondo i pm il metodo operativo utilizzato da Landella testimonia che l’omertà toccava tutti, dagli imprenditori, agli affaristi, agli agenti delle società coinvolte, “anche le vittime, hanno sempre taciuto” ostacolando anche le indagini. Solo “una penetrante attività investigativa” ha portato a una svolta.