Omicidio Donato Monopoli: chiesti 30 anni per responsabili
Sono 30 gli anni richiesti dalla procura formulata in Corte d’Assise nel tribunale di Foggia per i due autori dell’omicidio di Donato Monopoli, il ragazzo cerignolano massacrato ad una festa in un noto locale alla periferia di Foggia.
Michele Verderosa e Francesco Stallone sono i due ragazzi accusati di omicidio per la morte del 26enne cerignolano.
Accade tutto in una tranquilla serata d’autunno, più precisamente nel mese di ottobre. Una festa all’interno del noto locale “Le Stelle” si tramuta rapidamente in qualcosa di ben più pericoloso, una rissa. Donato Monopoli, nel tentativo di aiutare il suo amico, viene colpito duramente dai due foggiani e stramazza al suolo.
La scena scuote tutti i partecipanti, alcuni affermano “sembrava un derby, una partita di calcio”, probabilmente riferendosi all’efferatezza con la quale i due foggiani colpirono il ragazzo ofantino. Il 26enne viene prima trasferito agli “Ospedali Riuniti” di Foggia, poi a “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo.
Muore 7 mesi dopo quel tragico evento, tra rabbia e atroci dolori. I due foggiani si giustificheranno affermando di non aver toccato il ragazzo e di non aver provocato la lite.
L’autopsia accerterà successivamente che la morte è stata provocata dalla rottura di un aneurisma della pica, uno dei tre principali vasi che procurano al cervelletto sangue arterioso.
Ai due accusati il 23 aprile era stato concesso il rito abbreviato, poiché il comportamento lesivo era stato valutato prima che una legge abolisse lo stesso rito che offre uno sconto di un terzo della pena per i reati condannabili con l’ergastolo.
A costituirsi parte civile i genitori del giovane ucciso, Giuseppe e Donata, i fratelli della vittima e un amico del ragazzo presente la sera del pestaggio, anch’egli ferito. Alle porte del tribunale di Foggia tanti altri cerignolani che condividono il dolore e a gran voce chiedono giustizia.
Il padre del ragazzo più volte ha chiesto che fosse fatta giustizia, quantomeno per ridare dignità e decoro al proprio figlio defunto. Le iniziative sono state tante, quella più eclatante ha riguardato la creazione di una community social in ricordo di Donato, che oggi ha raggiunto numeri ragguardevoli.
Striscioni, slogan, annunci su Facebook, lettera d’amore rivolte al proprio figlio, messe, manifestazioni in piazza sono solo alcuni dei gesti compiuti da un padre che convive da tempo con un dolore immenso.
Nella suo ultimo post social, proprio Giuseppe Monopoli scrive: “Ieri si è svolta la prima udienza. Abbiamo messo un primo punto fermo in questa storia. Assistere, sentire quello che ti è stato fatto è stato atroce. 30 anni di carcere la richiesta dei pubblici ministeri, non saranno mai troppi ma la crudeltà che hai subito è stata in parte attenuata dai due pm che ti hanno ridato dignità, quella che, in quell’aula non ho visto. Tu eri lì con noi, avrai sorriso come tuo solito, ma non potrai credere la forza che mi hai dato. Tutto torna, ora più che mai sono orgoglioso di te, di voi miei figli. Cosa ci può essere di più grande di un ragazzo che dà la vita per quella dei suoi amici. Questa è la cosa che è venuta fuori ieri ed io sono orgoglioso di te, dei tuoi fratelli, della tua mamma perché sono sicuro che tu non volevi dargli un dolore del genere ma ieri ho capito ancora di più che uomo sei. Grazie di avermi dato l’onore di essere tuo padre, ora il mio debito verso di te lo dovrò pagare dandoti quel rispetto e quella dignità che meriti fino alla fine. Ciao angelo mio, tuo papà”.
Parole forti, parole che fanno riflettere: morire a 26 anni fa male, perdere un figlio sotto i colpi di due facinorosi lo è ancora di più. Ora si attende la sentenza il prossimo giovedì, sia questa in grado di dare pace agli animi feriti.