A Cerignola ‘note e immagini della devozione’
Fitto programma di sicuro rilievo documentale, fortemente voluto da Pio Saporito, priore dell’Archiconfraternitas Mortis et Orationis di Cerignola, che ha sin da subito ricevuto pieno consenso da parte del Vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano, Mons. Luigi Renna.
Aprendosi sempre più ai giovani, al futuro, ma soprattutto alla preziosa custodia delle tradizioni, per la memoria storica e per l’ardente bisogno di dialogo con i fedeli, è proprio l’Arciconfraternita del Purgatorio di Cerignola ad inserire nuove attività tra le storiche e radicate tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, atte a far apprezzare meglio i luoghi e le testimonianze nella continuità del tempo, per l’evento denominato “le note e le immagini della devozione”, offrendo così alla comunità cittadina (e non solo), un nutrito programma settimanale ad ingresso gratuito che ci accompagnerà più intensamente verso il periodo della Passio Christi, da sempre ricca di pathos e suggestione.
Si parte da sabato 6 aprile alle 20:30 con “il religioso Canto del Calvario”, concerto di musica sacra a cura del “Marconi in…coro”, che vedrà attivamente coinvolti circa 60 bambini della scuola primaria “G. Marconi” di Cerignola, di età compresa tra i 7 e i 10 anni, diretti e concertati dal M° Maria Grazia Pia Bonavita, direz. Didattica 2° Circolo “G. Marconi”, grazie anche all’attento supporto della direttrice scolastica Anna Di Micco. Una interpretazione corale impegnativa, dai forti connotati emozionali, le cui prove a cadenza settimanale procedono da diversi mesi, facendo riecheggiare le algide voci in tutto il vicinato con ritmica armoniosa. A presentare la serata sarà la presidente della Pro Loco di Cerignola, dott.ssa Maria Vasciaveo.
Subito dopo il concerto si avrà la possibilità di apprezzare la mostra fotografica a cura del “Gruppo Fotografico Cerignola”, sui “Riti della Settimana Santa in Puglia”, attraverso l’autonomo contributo artistico di fotografi professionisti e semplici appassionati, chiamati a testimoniare con le proprie immagini, in risposta al pubblico invito
della pagina FB “i riti della settimana santa a Cerignola” (gestita da Rocco Schiavone), gemellata con il “Gruppo Fotografico Cerignola”, autentica parte attiva di questo evento, che si è occupata con particolare dovizia organizzativa anche di comunicazione stampa e web. Non solo fotografie che documentano le locali manifestazioni in ambito religioso, ma che ricoprono le diverse realtà del territorio della nostra regione, ricca di storia e di tradizioni che si ripetono anno dopo anno, attirando sempre più fedeli e curiosi da ogni parte d’Italia e del mondo, per il cosiddetto concetto di turismo destagionalizzato, e richiamando in patria centinaia di emigrati che ritornano in visita per le festività pasquali.
Circa 50 fotografie, proposte in formato 30×45, sia a colori che in bianco e nero, che rafforzano concetti iconografici della confessione di fede cristiana. Esporranno (in ordine alfabetico per cognome): Michele Braschi, Salvatore Carbone, Tiziana Errico, Vincenzo Fratepietro, Loredana Guercia, Letizia Lotito, Antonio Monopoli, Irma Paciello, Angelo Pensa, Michele Pensa, Natalia Quarticelli, Francesco Romagnuolo, Francesco Rubini, Costantino Sardaro, Rocco Schiavone, Sirio Taddei. Si ospiterà, inoltre, un trittico di Francesco Borrelli, recentemente scomparso, noto amante della fotografia del quotidiano, sempre presente nella testimonianza dei riti della settimana santa, soprattutto nel legame con la fotografia a pellicola in b/n. Vernissage: sabato 6 aprile alle 21:45 circa. La mostra resta visitabile nei giorni seguenti, dalle 10 alle 12:30 e dalle 18:30 alle 21.
Da domenica 7 aprile, si avrà la possibilità di venerare la statua lignea di Gesù, eccezionalmente in esposizione liturgica, forte simbolismo durante la processione del venerdì santo. Scultura di ottima fattura e dalle sembianze molto realistiche, ma di autore e di periodo ignoti, raffigurante il Cristo nell’atto di esalare l’ultimo respiro, recentemente riportata a lustro dalle sapienti mani dell’artista restauratore e conservatore Cosimo Cilli di Trani.
Ultimo, ma non ultimo appuntamento calendarizzato presso la Chiesa del Purgatorio di Cerignola, è riservato a sabato 13 aprile alle 20 per la Lectio Magistralis di Roberto Cipriani, professore ordinario emerito di Sociologia, dell’Università degli Studi Roma Tre, che relazionerà sull’articolata tematica riguardante “i Riti della Settimana Santa”.
Ha al suo attivo numerose ricerche sia teoriche che empiriche. È autore di oltre settanta volumi e novecento pubblicazioni con traduzioni in inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese, portoghese, basco, turco. Ha realizzato film di ricerca su celebrazioni festive popolari, in particolare sulla settimana santa a Cerignola, in Puglia (“Rossocontinuo”) ed in Spagna (“Semana Santa en Sevilla”), sulla festa patronale di un pueblo messicano (“Las fiestas de San Luís Rey”). È stato Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia, Presidente del Comitato di Ricerca di Sociologia della Religione nell’ambito dell’International Sociological Association, nonché Editor-in-Chief della rivista International Sociology. Nell’European Sociological Association è stato Presidente del Consiglio Europeo delle Associazioni Nazionali di Sociologia. È Presidente della Associazione Italiana Docenti Universitari.
“Il Cristo rosso è un personaggio della religiosità popolare profondamente radicato nella cultura di Cerignola e protagonista delle processioni della settimana santa (in passato il giovedì ed il venerdì, oggi il venerdì ed il sabato). La sera del venerdì santo, in particolare, la doppia presenza di un Cristo vivo, raffigurato nel personaggio del Cristo rosso, caricato della croce, e quella di un Cristo morto, raffigurato nella statua lignea chiusa in una bara dalle pareti di vetro, è in realtà la continuità di una sacra rappresentazione, che racconta momento per momento il dramma della passione e della morte.
Il Cristo vivo è la vittima destinata al sacrificio, il Cristo morto è il compimento dell’atto sacrificale. Vita e morte sono come in un gioco di specchi: l’una rinvia all’altra e viceversa. Ma c’è di più: il Cristo vivo, che è un uomo in carne ed ossa, assolve il compito di rendere culto a Dio attraverso la fatica umana del portare la croce a piedi nudi lungo il percorso della processione. In tal modo si realizza quel che già Agostino d’Ippona e Tommaso d’Aquino dicevano: “il sacrificio visibile è il sacramento o il segno sacro del sacrificio invisibile”. Il Cristo rosso compie anche un atto sociale, a nome e per conto dell’intera comunità. Non è un caso che tale forma religiosa sia rimasta stabile nel corso dei secoli e delle diverse generazioni, nonostante varie critiche. Non vi è dunque contraddizione fra Cristo morto e Cristo rosso, fra morte e vita. Inoltre nell’immolazione sulla croce non si realizzano due sacrifici, l’uno visibile e l’altro invisibile, ma un unico atto con il duplice significato di morte e di vita.
Vita e morte, umanità e divinità, si ritrovano anche nel rapporto fra il Cristo rosso ed il Cristo morto, per cui come il cireneo terrestre si sottomette al peso della croce per amore verso il Cristo, così il Cristo Dio si sottomette all’amore ed all’ubbidienza verso il Padre: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta!” (Luca 22, 42; Matteo 26, 39; Marco 14,36). In effetti questo legame fra l’uomo, il crocifero vestito di rosso, ed il Cristo che muore dopo l’agonia sul monte Calvario è anche il simbolo dell’alleanza fra umanità e divinità. Ecco perchè la presenza del Cristo rosso nella processione del Cristo morto è necessaria per comunicare visibilmente l’accordo fra l’umano ed il divino grazie alla morte del Cristo, figura umana e divina”. Prof. Roberto Cipriani, Università degli Studi Roma Tre. Il Cristo rosso. Riti e simboli, religione e politica nella cultura popolare, Editrice Ianua, Roma, 1985.
Arciconfraternita del Purgatorio di Cerignola, che per altro, conserva da sempre la tradizione locale della figura del “Cristo Rosso”, tramandata strettamente di padre in figlio, dettaglio non di poco conto, questo, che in altre realtà inizia a venir meno, non come presenza fisica ma come continuità familiare. Elemento molto ricorrente nelle processioni della settimana santa della città ofantina, che alla memoria visiva restituisce e custodisce forti simbolismi, sicuramente tra i più interessanti della nostra regione.
I confratelli e le consorelle dell’Archiconfraternitas Mortis et Orationis invitano tutta la cittadinanza a partecipare, estendendo così il periodo di contemplazione che accompagnerà i fedeli verso i più canonici riti della Settimana Santa.
Per antica tradizione, in serata del mercoledì santo è prevista la vestizione del simulacro della Vergine Addolorata, di origine settecentesca e di fattura napoletana, con il viso che sembra nell’atto di piangere. La statua, artisticamente molto apprezzata, è un acrolito con testa in porcellana, su struttura lignea. Nel 2003 è stata sottoposta a paziente restauro del maestro Cosimo Cilli, che ha restituito alla Madonna l’originaria fattezza. La vestizione è riservata alle donne delle famiglie: Milella, Campaniello, Roca e Lorusso, e alle consorelle. Segue la preparazione del simulacro di Gesù, nella stessa serata, solo dopo lunghe preghiere, in una settimana contemplativa attesa per un anno intero, sino ad annunciare la processione del 19 aprile 2019 alle ore 22:00 (venerdì santo).
Autentici momenti devozionali, emotivi, drammatici, di passione, di testimonianza, di forti radici tradizionaliste, ma anche di più moderni scambi artistico-culturali, che avrebbero maggior risonanza se fossero ancor meglio messi in evidenza attraverso gli attuali canali social e web, potenti veicoli di promozione e valorizzazione territoriale, per un più completo godimento (e diffusione) degli eventi stessi.